500 anni GR

Etimologia retica in breve

Origine ed evoluzione storico-linguistica

  • 18 marzo, 17:45
  • 26 marzo, 09:55
viadotto Landwasser

Il viadotto Landwasser sulla linea dell'Albula della Ferrovia retica.

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Di: Elizabeth Camozzi

Nel contesto della lingua italiana, il nome “Grigioni” comparì più di Cinquecento anni fa, ossia quando nemmeno se ne concepiva l’uso ufficiale per denominare un cantone svizzero, cantone che, per giunta, fu annesso piuttosto tardi alla Confederazione attraverso l’Atto di mediazione del 1803.

Il territorio retico, ricco di passi alpini, venne in parte già abitato nel Mesolitico proprio grazie alla sua posizione strategica, ottenendo sin da subito grande rilevanza per quanto riguarda le politiche commerciali. Fu abitato dalle popolazioni retiche già durante l’età del ferro (I millennio a.C), conquistato poi da Augusto che lo inglobò nell’Impero Romano durante la Campagna di conquista dell’arco alpino (15 a.C), assegnando le sue terre alla provincia di Rezia nell’Impero Romano. L’area fu inglobata successivamente, nel III secolo d.C con la riforma dioclezianea, nella provincia ‘Raetia Prima’, per la quale il capoluogo fu proprio la ‘Curia Raetorum’, ossia l’odierna Coira (distinta dalla ‘Raetia Secunda’ con capitale Augusta), una provincia annoverata dunque nella prefettura d’Italia. La lunga dominanza romana sulla regione la influenzò e la caratterizzò profondamente: dal punto di vista religioso (con Coira che dal 451 divenne sede episcopale, nonché una delle prime diocesi a nord delle Alpi e tutta l’area divenne soggetta al vescovo retico), ma anche dal punto di vista linguistico (con la nascita della lingua romancia), senza dimenticare la vasta opera di civilizzazione romana che la connotò anche nei secoli a seguire.

Dopo la caduta dell’Impero Romano, alla Rezia toccarono le medesime sorti toccate all’Italia, cadendo sotto il dominio prima degli Eruli, successivamente degli Ostrogoti, per poi essere conquistata dai Franchi e, dopo il IX secolo, entrare anche a far parte del Sacro Romano Impero. In seguito alla disgregazione dell’Impero Carolingio, l’area venne assegnata al Regno di Germania, in quanto parte del Ducato di Svevia. Nel 1200 circa, da occidente, i Walser giunsero poi nella Rezia, e il popolo germanofono originario del Vallese, s’installò sugli altipiani di alpeggio, mentre altre popolazioni alemanne si insediarono lentamente nel nord (dunque nella regione di Coira), convivendo con i gruppi romanzi dei Romanci e dei lombardi.

Bisognerà attendere la fine del Medioevo, con la scomparsa del ducato di Svevia nel 1268, per vedere la progressiva nascita di tre leghe, la cui missione fu quella di difendersi e di liberarsi dall’egemonia dei feudatari locali impostisi nel corso dei decenni precedenti. La prima fu la Lega Caddea, nel 1367 in Engadina, contro il principe-vescovo di Coira; poi la Lega Grigia nel 1395, per difendere le zone del Reno Anteriore e Posteriore, e infine la Lega delle Dieci Giurisdizioni nel 1436, che lottò per emancipare il nord degli attuali Grigioni. Le tre Leghe, negli anni successivi, arrivarono anche ad unirsi, alleandosi poi con gli Svizzeri con i quali combatterono e infine sconfissero gli Asburgo durante la Guerra di Svevia nel 1499, vittoria grazie alla quale ottennero il pieno riconoscimento dall’Antica Confederazione.

Nel 1512 il contingente militare delle Tre Leghe, cacciando i francesi che in quel momento occupavano il Ducato di Milano, conquistò la ricca Valtellina e le contee di Chiavenna e di Bormio (Paesi sudditi fino al 1797), firmando poi nel 1518 un trattato di pace con l’Imperatore Massimiliano. Il 23 settembre 1524 si unirono a formare appunto il Libero Stato delle Tre Leghe, e poco più tardi furono aboliti anche gli ultimi residui poteri giurisdizionali del Vescovo di Coira, l’antico signore della regione.

Il Canton Grigioni nel Cinquecento

Mappa del Canton Grigioni nel 1500.

Da una parte la storia di questo territorio, dall’altra la sua denominazione: Grigioni (o Grisoni), un termine le cui origini sembrano essere ostiche da delineare con precisione. In effetti, come attestato anche nel periodico dedicato alla cultura grigionese “Bündner Monatsblatt” del 1934, vi sarebbero due filoni che aiutano a comprendere l’uso di questo termine: l’uno di carattere geografico come sostenuto dal professor Balser Puorger, e l’altro di stampo storico-filologico come specificato dal dottor Roberto Ganzoni. Per quanto attiene al primo filone, c’è un accostamento dei nomi Grigioni e Grischun a quello del comune italiano Gressoney, in Valle d’Aosta, da cui poi si giunse anche a “Graubünden”; le valli di Gressoney, della Sesia, di Divedro, di Formazza ed altre minori, ossia le valli che si trovano a sud delle Alpi vallesane (ancora oggi, nelle loro parti superiori, abitate da popolazioni che parlano tedesco, sebbene italiane). Da queste valli, per sopravvivenza, in molti partirono, passarono i monti e si stabilirono nella parte meridionale di essi, mantenendo usi e costumi, e dando poi il nome al paese.
Dal punto di vista invece storico-filologico, per molto tempo la sillaba “gris” (ancora prima di “grigio” o “grisch”) fu ricondotta al colore grigio usato di sovente per creare gli abiti indossati dalla popolazione locale o, in alternativa, si pensò che potesse esserci una correlazione con le lunghe barbe grigie degli uomini. La verità, tuttavia, secondo Ganzoni non avrebbe attinenza con nessuna di queste ultime ipotesi, così come egli escluse categoricamente il legame originario del termine con la Lega Grigia, essendo sin dalla sua fondazione e per lungo tempo, nominata anzitutto con il termine di “Lega superiore” o, in romancio, “da la part sura”. In entrambe le prospettive, dunque, i due esperti ricondussero dunque la nascita del termine “Grigioni” al toponimo valdostano di Gressoney.

iStock-Viamala, Cantone dei Grigioni, Svizzera, incisione xilografica, pubblicata nel 1877.jpg

Incisione xilografica raffigurante la Viamala nel Canton Grigioni (1877).

Nel merito della questione è entrato, più recentemente, anche Andrea Paganini, docente a Coira, studioso, ricercatore, scrittore, autore di testi critici e letterari, che nel suo saggio analizza in primo luogo le diverse testimonianze storiche in cui il nome compare, per poi soffermarsi anche sulle varie sottocategorie del termine “Grigioni”: si dice “il Grigioni”, “i Grigioni” o “il Grigione”? E per quanto attiene all’aggettivo, è più corretto utilizzare il lemma “grigione” o “grigionese”?  

Lo studioso menziona dunque le primissime testimonianze del nome che compaiono nella corrispondenza di Niccolò Machiavelli, nelle quali si leggeva ad esempio de “i Grigioni” ossia di truppe di soldati, citati poi anche dall’ambasciatore fiorentino Francesco Vettori, nel 1507 e nel 1508, e pure da Francesco Guicciardini nel 1526, il quale successivamente, nella Storia d’Italia (1561), appellò anche la gente delle Tre Leghe quali “i Grigioni”.  In questo contesto, tuttavia, la volontà fu quella di indicare primariamente la Lega Grigia, che annoverava tra i suoi membri, oltre ai comuni giurisdizionali, anche potenti signori territoriali come il Principe-Abate di Disentis/Mustair, il Vescovo di Coira e l’Imperatore del Sacro Romano Impero nella sua veste di Signore di Rhäzüns; non è chiaro tuttavia se i due mittenti alludessero semplicemente ai militi provenienti specificamente da quella lega, oppure in modo già consapevole la terminologia fosse invece una sineddoche, quindi con riferimento a tutti coloro che abitavano la Repubblica delle Tre Leghe (1471).

A designare volontariamente l’intero territorio, fu invece in modo inequivocabile il glaronese Egidio Tschudi (considerato uno dei padri della storia svizzera), il quale, qualche decennio più tardi, utilizzò il termine “Grawpund” nel suo libro sulla Rezia (prima pubblicazione risalente al 1538), annotando che nella lingua locale esso si chiama “Grisono, mentre gli abitanti si chiamavano “i Grisoni”. Un appellativo molto simile venne poi utilizzato anche da due scrittori italiani suoi contemporanei: il già citato Guicciardini, ma anche Benvenuto Cellini, che nella sua Vita (scritta tra il 1558 e il 1562, ma pubblicata soltanto nel 1728) menzionò “la terra de’ Grigioni”, ricordando il suo passaggio attraverso le Alpi, per l’Albula e per il Bernina.

Dopodiché, si attesero ben due secoli per registrare altre testimonianze di questo nome; in particolare nel “Progetto di convenzioni, da servir di base al Trattato frà S. M. L’lmperadrice Regina Apostolica come Duca di Milano, e l’Eccelse Tre Leghe Grigia, Cadè e Dieci Dritture, semprechè venghi ratificato” (pubblicato nel 1762) si usano in modo equivalente i nomi “Eccelse Tre Leghe”, “Rezia”, “paese Griggione” e “Stato de’ Sig.ri Griggioni” (così come si parla anche dei “Sig.ri Suizzeri” o “Svizzeri”). Nel 1787, la denominazione “Grig(g)ioni” o “Grisoni” venne poi utilizzata da Pietro Domenico Rosio de Porta, nel suo Compendio della storia della Rezia. Il nome andò via via affermandosi, finché nel 1803 il termine “Canton Rezia”, usato al tempo della Repubblica Elvetica, venne ufficialmente sostituito con “Cantone dei Grigioni o Canton Grigione”.

La questione del nome, tuttavia, rimase (e rimane) tema di discussione soprattutto perché, anche nelle pubblicazioni ufficiali, vi sono numerose varianti. Nel “Regolamento militate per il Cantone de’ Griggioni” (1817) ad esempio, in cui appare scritto con la “g” raddoppiata addirittura nel titolo di copertina; nel 1932 invece, in uno dei primi numeri dei «Qgi - Quaderni grigionitaliano”, l’insegnante ed editore Arnoldo Marcelliano Zendralli si occupò di toponomastica cantonale, esprimendo la sua preferenza per “Cantone dei Grigioni” o semplicemente “il Grigioni”, bocciando invece le dizioni “il Grigione” e “i Grigioni”, senza dimenticare la sua netta predilezione per l’aggettivo “grigione” e non “grigionese”. Non fu il solo però, poiché quando nel 1943-44 vi fu la riorganizzazione della Pro Grigioni italiano, e il dibattito sul nome del Cantone riprese quota, il primo ad esprimersi fu Renato Stampa, che nel suo saggio “Grigioni o Grigione?” fece derivare la parola “Grigioni” (o Grigione) dall’aggettivo grigio, proponendo anche in questo caso di adottare per il Cantone la dizione “il Grigioni” (scartando tanto “il Grigione” quanto “i Grigioni”), mentre un abitante del luogo doveva essere identificato come “il Grigione” (maiuscolo o minuscolo), proprio come l’aggettivo, che a detta sua avrebbe dovuto avere un’unica forma: “grigione” (la forma “grigionese”, al contrario, doveva esser identificata come “assolutamente errata e addirittura assurda”, così come di conseguenza anche l’aggettivo sostantivato “il Grigionese”).

In seguito, diversi altri personaggi entrarono nel merito della discussione, nei Grigioni quanto in Ticino, fino a quando nel 1988 Remo Bornatico (presidente del consiglio comunale di Roveredo, deputato al Gran Consiglio, sindaco di Brusio e redattore del “Bündner Monatsblatt” e del settimanale “Il Grigione Italiano”) prese con discrezione le distanze dalla categorizzazione assoluta dell’aggettivo, affermando che “sarebbe ora di accettare pienamente anche ‘grigionese’ vicino a ‘grigione”.  In effetti, lo studioso Andrea Paganini nel saggio summenzionato, sottolinea che la parola “grigione” non sia di matrice italiana, derivando certamente dal romancio “grischun”, e se nella lingua di Dante s’è approvato l’aggettivo grigione (aggettivo precedente alla fondazione del Cantone) è dunque, a suo parere, solo per analogia con il romancio; verrebbe pertanto a cadere l’argomentazione per la quale sia Zendralli, sia Stampa tacciavano come inaccettabile l’aggettivo “grigionese”, diventando invece equiparabile ad aggettivi di altri luoghi, come ticinese, glaronese, mesolcinese, valtellinese, e via di seguito.

Per quanto riguarda ancora il nome del Cantone, Paganini afferma inoltre che l’uso del plurale sarebbe corrispondente alla forma antica romancia “ils Grischuns”, una forma che come indicò Bornatico è usata “per ribadire la pluralità di stirpi e favelle, di paesi e vallate”, spiegandosi semplicemente come ellisse della dicitura “la terra (o lo stato) dei Signori Grigioni”.

In sintesi, l’autore poschiavino ritiene che la grammatica descrittiva alla fine prevalga su quella prescrittiva, essendo i tempi maturi per rivedere alcune regole forse un po’ datate. Suggerisce quindi come forma corretta “il Grigioni o i Grigioni” per definire il Cantone, così come legittima è la denominazione “il Grigione”, che presenta numerose attestazioni. Riguardo all’aggettivo “grigionese”, egli lo indica quale termine più corretto rispetto a “grigione”, almeno secondo la morfologia italiana, e questo nonostante la presenza di istituzioni come la ‘Banca Cantonale Grigione’ o la ‘Scuola cantonale grigione’, i cui nomi per lo studioso risultano arcaici nei confronti della sensibilità odierna; se si pensa poi che addirittura i “Torbidi grigioni”, termine storico che avrebbe anche potuto mantenersi nella sua forma antica riguardando un’epoca precedente alla costituzione del Cantone, si trova oggi menzionato nel Dizionario storico della Svizzera come “Torbidi grigionesi”, e persino in romancio si è ormai affermato l’uso dell’aggettivo “grischunes”, pur non essendo contemplato nel dizionario.
Da ultimo, Andrea Paganini precisa comunque che quando si combinano due aggettivi, si userà “grigione italiano” (e non grigionese italiano) oppure grigionitaliano, con il primo aggettivo nella versione breve (come in italoamericano o euroasiatico) essendo le parole composte più conservatrici, senza trattino e senza virgola. Per designare invece il territorio con un sostantivo e un aggettivo, si userà “il Grigioni italiano”, sempre scritto in due parole distinte come per la forma “Svizzera italiana”, oppure il “Grigione italiano” (anche se più desueto); infine il cittadino, per essere designato con un sostantivo e con un aggettivo, assumerà la forma de “il grigione italiano”, anche in questo caso in due parole proprio come lo “svizzero italiano”.

L’italiano nei Grigioni e i “grigionismi”

La consulenza 07.05.2019, 13:00

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